E-commerce: un mercato visto in prospettiva

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Il calo degli e-commerce è una chiara prova di come il mondo online sia in costante evoluzione ed espansione, letteralmente. Ciò spiega la necessità di effettuare controlli quotidiani nella propria area d’interesse, al fine di studiare in tempo un piano d’azione efficace.

Concentrandoci però su quest’area specifica, quella delle vendite online che da svariati mesi risultano in affanno, coinvolgendo anche determinati colossi che oggi appaiono intramontabili, qual è il futuro degli e-commerce?

E-commerce un mercato visto in prospettiva

Cosa succede agli e-commerce

La seconda parte del 2022 ha evidenziato una situazione degli e-commerce a dir poco preoccupante. Lo scenario globale è tutt’altro che saldo, con un livello di inflazione tale da rendere quasi inutile determinate analisi di vecchio stampo, data l’eccezionalità degli eventi.

Il mondo era in fase di ripresa post pandemia da Covid-19 e si è ritrovato a fronteggiare gli effetti devastanti della guerra tra Russia e Ucraina. Le banche centrali hanno rapidamente attuato una strategia “difensiva”, dando il via a una politica restrittiva quasi senza precedenti negli anni Duemila.

A ciò si aggiunge il clima teso tra Stati Uniti e Cina, complicato dall’amministrazione Trump e non risolto da quella Biden, soprattutto a causa dei differenti schieramenti sul fronte Russia-Ucraina.

Il problema pratico più evidente, però, è rappresentato dalla lenta trasformazione della supply chain delle società che operano in Occidente, che hanno assistito al quasi crollo di un intero sistema nel biennio della pandemia. Lentamente si guarda a nuove aree ritenute più sicure ma, al tempo stesso, più costose.

L’incertezza regna sovrana, come dimostra il crollo di fine 2022 subito da Shopify, da alcuni eletto a grande alternativa al modello Amazon. Dai +200 miliardi di dollari di fine 2021 a circa 35, per un valore che si erge a simbolo della crisi degli e-commerce. Gli esempi sarebbero però svariati, dal terzo del valore perso da Ebay, ai quattro quinti della capitalizzazione salutati in circa un anno da Zalando.

E-commerce: i rischi del futuro e la Cina

Quello degli e-commerce è davvero un impero in fase di disfacimento? Non proprio, anche se ci attendono ancora fasi di assestamento e difficoltà. Alla base di tutto vi è un’analisi futura fin troppo generosa da parte degli investitori, che hanno assistito a un balzo in avanti del settore durante le fasi cruciali della pandemia. Gli effetti della stessa, però, hanno poi iniziato a farsi sentire, unitamente ad altri fattori prevedibili o meno.

Necessariamente differente il discorso relativo alla Cina, che non può essere inserita nello stesso campo d’analisi degli altri Paesi. La popolosità del territorio, unita all’assenza di ostacoli politici alla diffusione del mercato web, hanno fatto la differenza ma a novembre 2020 le misure di Xi Jinping hanno mutato questo corso.

Si parla di tech backlash, ovvero di una serie di misure atte inizialmente a contrastare il potere che l’ambito tecnologico stava acquisendo nel Paese. Nel mirino vi era principalmente Alibaba che, attraverso interventi dell’antitrust e misure regolamentatrici, ha visto dimezzato il proprio valore rispetto al 2019.

Questo scenario globale cosa suggerisce sul futuro degli e-commerce? Sono tre i principali rischi/cambiamenti cui occorrerà far fronte:

  • tasso di crescita: l’intero settore ha sempre vissuto di grandi accelerazioni e ora si ritrova in una condizione globale molto delicata, che impone nuovi costi fissi da riuscire a spalmare o eliminare. Ciò, però, nella speranza che non vi sia una vera e propria recessione economia generalizzata, che avrebbe come primo impatto il crollo della domanda;
  • margini: in uno scenario non così roseo, sarà necessario ricalcolare quelli che sono i margini di guadagno in relazione ad alcuni servizi offerti che, oggi, sono gratuiti o quasi. Basti pensare alla facilità di restituzione a costo zero, data per scontata ormai dalla clientela, al punto che una fetta importante d’utenza acquista con il chiaro intento di testare, consci del fatto di poter comodamente restituire il tutto, riavere il proprio denaro in toto e non pagare alcuna quota economica. Oggi c’è chi prova a cambiare tutto ciò, mettendo a rischio la propria fidelizzazione, ma domani potrebbe divenire la normalità;
  • regolamentazione: il mondo dell’e-commerce, soprattutto in relazione a veri e propri colossi, necessità nuove normative ormai da tempo. Queste potrebbero finalmente giungere per impedire scenari come il più classico dei conflitti d’interesse, che si verifica puntualmente quando il gestore di un marketplace è anche venditore al dettaglio sullo stesso.

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